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MANUEL SCORZA. RULLI DI TAMBURO PER RANCAS

La mattina del 28 novembre 1983, il Boeing 747 della compagnia aerea colombiana Avianca, partito da Parigi con destino finale Bogotà, si schianta sull’aereoporto Barajas di Madrid, per cause ancora ignote, poco prima dell’atterraggio. Nell’impatto, muoiono 183 persone e ne sopravvivono 11. Tra i deceduti c’è Manuel Scorza, che andava in Colombia a partecipare ad un incontro di letteratura. Lo ritrovarono nelle colline vicine all’incidente che teneva stretto il suo ultimo libro “La danza immobile”.
Fu così che se ne andò a soli 55 anni uno dei più grandi scrittori peruviani, colui che era riuscito con i suoi romanzi epici a ridare dignità ai campesinos andini, togliendoli da un oscurità che durava da almeno un secolo.
Manuel Scorza era nato a Lima e fin dagli anni dell’Università si interessò di letteratura e politica e a soli vent’anni, nel 1948, è costretto a pagare la sua passione con l’esilio. Abbandona un Perù governato da conservatori, latifondisti e grossi monopoli commerciali, quando prende il potere il generale Odria, che instaura una dittatura militare. In Messico, dove va a vivere, inizia a scrivere poesie dove getta tutta la sua rabbia per la sua condizione di esiliato e nel 1955 pubblica una raccolta intitolata "Las imprecaciones" (Le imprecazioni). Inizia nel contempo a viaggiare e ad organizzare incontri letterari riuscendo ad organizzare anche un Festival del Libro per promuovere la cultura degli scrittori latinoamericani.
Nel 1958 è di nuovo in Perù, ma vi rimarrà ancora solo per dieci anni, quando nel 1968, riparte ancora da esiliato, alla volta di Parigi, costretto a lasciare il suo paese per il suo impegno a favore delle lotte contadine delle popolazioni andine.
Forse è proprio da queste esperienze, che Scorza prenderà lo spunto per scrivere il suo grande capolavoro, una pentalogia conosciuta come la “Ballata” o “Guerra Silenziosa”. Dal 1970 al 1978, si succedono infatti cinque fantastici romanzi, che narrano le vicende umane dei comuneros andini e le loro lotte per l’indipendenza dai latifondi e dalle grandi compagnie del nord, vicende realmente avvenute negli anni cinquanta. Escono così Rulli di tamburo per Rancas (Redobles por Rancas, 1970), Storia di Garabombo, l'invisibile (Historia de Garabombo, el Invisible, 1972), Il cavaliere insonne (El Jinete Insomne, 1976), Cantare di Agapito Robles (Cantar de Agapito Robles, 1976) e La Vampata (La Tumba del Relámpago, 1978). Come disse lui stesso “iniziai a scrivere romanzi perché i fatti supervano la poesia”.
Sono romanzi in cui si mescolano fantasia e realtà, poesia e concretezza, con un linguaggio verista e innovativo, con immagini e dialoghi pieni di metafore, dove si descrivono ambienti, storie e personaggi che grazie a Scorza diventeranno leggenda e memoria di un intero popolo.
Leggendo l’intera “Ballata”, faremo così la conoscenza degli eroi, alcuni realmente esistiti anche se ingigantiti dall’epica e fantasia narrativa di Scorza, che attraverso le loro battaglie e le loro sconfitte, le loro forze e le loro debolezze, tra carcere, sangue ed imprese fantastiche e memorabili, incarnano l’anima e le rivendicazioni di un intera comunità in lotta per difendersi dai soprusi e per riprendersi le terre da coltivare usurpate dalla compagnia del “Cerro de Pasco Corporation”. Incontreremo Héctor Chacón, detto il Nittalope, per la sua acuta vista notturna “in grado di scoprire l’orma di una lucertolina nella notte”, Fermín Espinoza (Garombo) che diventa invisibile quando è di fronte alle autorità, Raymundo Herrera che dopo la sottrazione delle terre ai contadini cade in un’insonnia lunga 275 anni tornando a dormire solo dopo aver ripreso a lottare, Agapito Robles con il suo poncho coloratissimo in cui sono ricamati gli avvenimenti passati e futuri della popolazione del luogo, che ha la capacità di trasformarsi in un puma o di Genaro Ledesma l’ avvocato del popolo. Personaggi che metaforicamente mettono a nudo da una parte, i silenzi e le paure di un popolo sottomesso e dall’altra, incitano a riprendere la lotta contro le ingiustizie ed i soprusi.
Sopruso, che si incarna, subito nel primo romanzo della Ballata, in un “Recinto” soffocante, di pali e filo spinato, che compare dal nulla e che in poco tempo avanza sino a inglobare tutto e sottrarre la terra ai comuneros, che si trovano giorno dopo giorno senza pascoli e luoghi da coltivare. Recinto che arriverà addirittura ad impedire ai capesinos di raggiungere Rancas, il proprio villaggio.
Al di là della splendida narrativa e della peculiarità storica, sociale e geografica dell’ambientazione dei romanzi di Scorza, l’eredità maggiore che lo scrittore peruviano ci lascia forse è proprio questo “Recinto” che si erge dalle pagine di Rulli di tamburo per Rancas come un monito ed un campanello d’allarme, per ricordarci di vigilare sempre contro chi mina ogni giorno impunemente ai nostri diritti. Per dirla con le parole di uno dei personaggi di Scorza, attenti “Hanno recinto Rancas! Hanno recinto Villa de Pasco! Hanno recinto Yanacancha! Hanno recinto Yarusyacan, recingeranno il cielo e la terra! Non ci sarà né acqua da bere né cielo da guardare!”.

Paolo Mattana © 2008