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OSVALDO SORIANO. TRISTE SOLITARIO Y FINAL

Esattamente dieci anni fa, nel gennaio del 1997, a Buenos Aires, prematuramente e all’età di cinquantaquattroanni, moriva Osvaldo Soriano, “el gordo” come era soprannominato per via del suo fisico “rotondeggiante”, probabilmente uno tra i più amati scrittori argentini del secolo scorso.
Nato a Mar del Plata nel 1943, Soriano è stato un grandissimo narratore. Giornalista di professione e di formazione, in tutti i suoi libri, che siano stati saggi, romanzi o racconti è riuscito a scrivere storie e personaggi, reali o inventati, sempre con lo stesso fascino, grazie alla sua inconfondibile scrittura limpida ed immediata, intrisa di malinconica ironia. Un passato giovanile da calciatore dilettante, grande tifoso del San Lorenzo, Soriano è stato grande appassionato di sport e di cinema, oltre che di letteratura; ha scritto di personaggi sconosciuti e di famosi andando col tempo a comporre un suo personalissimo universo fatto di speranze, ricordi e di immaginazione, dove vivono eroi e antieroi, rivoluzionari e militari, calciatori, pugili e cantanti di tango, attori di cinema e scrittori, semplici impiegati e personaggi da circo.
Il suo primo libro “Triste, solitario y final”, lo scrisse e fu pubblicato nel 1973, quando era giornalista presso l’Opinion. Il libro, scritto quasi come un fumetto, è una sorta di parodia del genere noir, dove lui stesso, assieme a Philipe Marlowe, il cinico e idealista detective inventato da Raymond Chandler, nonché uno dei sui grandi miti letterari, indaga sulla fine di Stanlio e Ollio, finendo con l’imbattersi in Charlie Chaplin, John Wayne e altri attori di Hollywood. Un breve romanzo geniale e ironico, che mescola realtà e finzione, ed è al tempo stesso parodia e omaggio ai miti americani su cui lo stesso Soriano si è formato. “Le mie origini letterarie sono un po’ complesse, inconsciamente sono stato influenzato dai fumetti, che fanno parte della mia infanzia, di cui non posso disfarmi…” racconta Soriano nel corso di un intervista. Nel 1976, dopo il colpo di stato, Soriano, dichiaratamente di sinistra, fu costretto all’esilio in Europa dove visse prima in Belgio e poi a Parigi sino al 1984, anno del suo ritorno definitivo a Buenos Aires. Stimato ed apprezzato come scrittore in Italia ed in Francia prima ancora che nel suo Paese, Soriano continuò, anche dopo il suo ritorno in Argentina, a tenere forti relazioni con l’Europa per tutta la vita, collaborando anche con vari quotidiani e riviste.
Nel suo periodo di esilio scrive due splendidi romanzi, “Mai più né pene né oblio” (1979) e “Quartieri d’inverno” (1981). Entrambi, si ambientano ambientati a Colonia Vela, un immaginario paesino rurale della pampa Argentina, dove Soriano fa muovere i sui personaggi sullo sfondo della dittatura militare, che ridicolizza e addita, con la sua tagliente ironia. Una critica forte alla ferocia e alla stupidità del regime militare che in quegli anni prendeva il potere in Argentina, ma pur sempre due libri di spessore letterario, che vanno ben al di là della critica di stampo politico. Come dimenticare i due protagonisti di Quartieri d’Inverno, Andrès Galvan “la voce d’oro di Buenos Aires” e Tony Rocha il pugile ingenuo e suonato, che in solo due giorni sconvolgono l’ apparente tranquillità di Colonia Vela?
Nel 1990, Soriano scrive forse il suo romanzo più bello, “Un'ombra ben presto sarai”, da cui Hector Olivera, quattro anni dopo ne fece uno splendido film. Un libro on the road, triste, malinconico e onirico, dove personaggi “memorabili”, usciti dalla penna di Soriano, vagano senza meta apparente, solo scappando da qualcosa, girano come in un labirinto senza via d’uscita per le strade polverose della pampa argentina. Vi si incontrano tra gli altri, oltre al protagonista, un esperto di informatica che lascia l'Europa per tornare a vivere nella sua Argentina dopo la caduta dei militari, che è poi una sorta di alter ego dello stesso Soriano, un acrobata ex proprietario di un circo, una chiromante autodidatta, una giovane coppia diretta a Cleveland, un banchiere fallito giocatore d’azzardo, improbabili preti, venditori ambulanti e nostalgici di Evita Peron. Il senso del libro ce lo da lo stesso Soriano in una intervista “Il personaggio di Un'ombra ben presto sarai, torna al suo Paese dopo un’ecatombe che sembra invisibile. Una generazione di giovani sognatori è sparita per mano dei militari. Le strade sono vuote. E quelli che appaiono sono some fantasmi che deambulano nelle periferie della realtà.”.
Ma Soriano è stato anche e soprattutto un grande giornalista e ha saputo raccontare molti dei protagonisti che hanno fatto la storia dell’Argentina e dell’America Latina, contribuendo con i suoi articoli ( la maggior parte dei quali usciti sul quotidiano argentino Pagina/12) e i suoi libri, sempre pieni di umanità ed ironia, intrisi di malinconici ricordi personali, spesso in bilico tra realtà e leggenda, a mantenere viva la memoria di un passato che ha fatto la fortune e la miseria di un intero continente, con annesse speranze e disillusioni. E ciò che troviamo in “Artisti, pazzi e criminali” (1983) , “Ribelli, sognatori e fuggitivi” (1987) o in“Pirati, fantasmi e dinosauri” (1996), dove si potranno leggere ritratti di Peròn, Fangio, Monzon, Borges, Cortazar, solo per citarne alcuni di una lista che sembra infinita.
E poi alla fine il futbol, la sua grande passione che pervade in molti dei suoi libri, ma che viene sublimata con il libro “Pensare con i Piedi” (1994), dove c’è l’ultima sezione completamente dedicata al calcio e in cui in indimenticabili racconti si narrano partite e giocatori, vissuti e sognati, realistici e paradossali, come ne “Il rigore più lungo del mondo” dove i portieri delle due squadre decidono di far durare ventiquattr'ore. Anche qui, come sempre nella scrittura di Soriano, i racconti vanno ben oltre l’evento descritto, per diventare vere e proprie metafore e riflessione sulla vita.

Paolo Mattana © 2007